Lavoro corporeo sistema nervoso ed emozioni
Scritto da Marco Montanari, psicologo psicoterapeuta integrazione posturale. Articolo pubblicato sul sito Anatomytrains.it.
Riflessioni sull’importanza dell’attivazione del sistema nervoso nel lavoro corporeo.
La maggior parte delle manifestazioni emotive e delle sensazioni corporee è mediata dal sistema nervoso autonomo; quando sentiamo secchezza della bocca, senso di tensione allo stomaco, aumento della frequenza del respiro, battito cardiaco e tensioni muscolari, il sistema nervoso è attivo. Gli aggiustamenti del sistema nervoso autonomo, in generale, non accedono a livello di coscienza, ma rimangono inconsci. Il sistema nervoso autonomo viene denominato anche sistema motorio involontario per distinguerlo dal sistema motorio volontario (somatico).
La maggior parte dei movimenti generati dal sistema motorio somatico vengono controllati volontariamente, mentre la maggior parte degli adattamenti motori generati dal sistema nervoso autonomo sono di natura riflessa, cioè inconscia. Tutte le manifestazioni emotive del sistema nervoso autonomo appartengono quindi alla sfera dell’inconscio e quando il nostro corpo manifesta movimenti del sistema nervoso autonomo, mostra la nostra parte inconscia.
Il sistema nervoso autonomo si distingue in due sezioni principali: il sistema nervoso simpatico e quello parasimpatico. Il sistema nervoso simpatico controlla le reazioni di lotta o di fuga, mentre quello parasimpatico è responsabile del riposo e dell’assimilazione.
William Reich ha evidenziato che una buona salute dipende dalla capacità di attivare il sistema parasimpatico rilassante. Reich sosteneva la stretta relazione tra attivazione del sistema nervoso simpatico e disturbi emotivi.
Nel 1967 Ernst Gellhorn rivede l’importanza di un’equilibrata coordinazione attiva tra i due sistemi per mantenere una buona salute. Eccitazione, stati fisici emotivi derivati dall’attivazione del sistema simpatico devono essere seguiti da riposo e recupero con attivazione del sistema parasimpatico. L’equilibrio vitale si gioca su una continua alternanza tra questi due sistemi. Nel momento in cui è attivo il sistema simpatico siamo pronti all’azione e aumentiamo il ritmo del cuore, la pressione arteriosa, l’attivita muscolare, la respirazione. Quando è attivo il sistema parasimpatico siamo in una fase di recupero, il ritmo del cuore rallenta, la muscolatura si rilassa, la respirazione diminuisce insieme alle altre attività del corpo.
Ma l’aspetto più interessante è che tutte le emozioni sono connesse all’attivazione dei due sistemi. L’attivazione del sistema simpatico causa la manifestazione di emozioni “positive” come gioia, entusiasmo, e “negative” come rabbia, ira, frustrazione, mentre l’attivazione del sistema parasimpatico causa emozioni “positive” come amore e piacere fusionale, e “negative” come la tristezza, paura, vergogna, colpa. La salute ed il benessere di ogni persona sono presenti quando possiamo vivere pienamente e spontaneamente questa gamma di emozioni. Quando possiamo esprimerle nella maniera più completa ed autentica, in questo modo viene consentito il passaggio da un sistema all’altro in un armonioso flusso vitale. Se invece per un qualsiasi motivo ambientale, culturale, morale, personale, tratteniamo le emozioni o non ci consentiamo di viverle pienamente, da un punto di vista fisico i due sistemi non si manifestano in sequenza, ma possono interferire a vicenda o sovrapporsi. In questo caso le azioni perdono di intensità e di efficacia; è per esempio il caso in cui non riusciamo più a portare avanti un compito o un progetto, oppure il riposo ed il sonno sono disturbati, o nelle manifestazioni ansiose, dove diventa impossibile “abbandonarsi”.
Ecco perchè sottolineo l’importanza dell’intervento sulle emozioni e sull’espressività durante il lavoro corporeo, e ne spiego il motivo.
Le tensioni possono essere di due tipi: fisiche o emotive. Quando sono fisiche può essere necessario intervenire sul limite tecnico specifico che impedisce al nostro corpo di muoversi armoniosamente, cosa che può essere anche svolta da una pratica fisioterapica o riabilitativa. Quando le tensioni racchiudono un’espressione negata di noi stessi, il passaggio necessario è di riappropriarci di quel vissuto emotivo. In questo caso ogni tensione ed ogni possibilità limitata di espressione e di movimento del corpo può essere reintegrata solo attraverso un lavoro sulla espressività negata dalla tensione stessa.
A volte le tensioni corporee sono così cronicizzate che ci scordiamo perfino di averle, fanno così parte della nostra normale postura che non sentiamo neppure più il dolore e la necessità di disfarcene.
Nel lavoro corporeo il dolore provocato da un intervento di manipolazione a volte è la chiave per poterci riappropriare sensibilmente di quella parte del corpo “dimenticata”. Come quando teniamo il gesso per molti giorni e non sentiamo più la sensibilità nel braccio, solo attraverso un movimento inizialmente doloroso possiamo ripristinare la nostra normale funzionalità.
Allo stesso modo nel lavoro corporeo, attraverso il movimento, la respirazione e il tocco a volte incisivo della manipolazione, possiamo riappropriarci della armoniosità e dell’espressività del corpo. Molte volte un muscolo non si rilassa perchè è troppo “stressato”, è stato teso per tanto tempo ed è rimasto in attivazione nervosa simpatica troppo a lungo. Per poterlo rilassare e portarlo verso la sfera del sistema nervoso parasimpatico, dobbiamo prima attivarlo nuovamente. Riattivare il suo metabolismo interno attraverso l’ossigeno e gli zuccheri, e le emozioni trattenute attraverso l’espressione ed il movimento. Ecco perchè ogni lavoro corporeo, come la bioenergetica, la gestalt e l’integrazione posturale, sono sempre accompagnati da respirazione e movimento.
Molte volte le persone riscontrano stupore e meraviglia quando scoprono che il loro corpo è molto elastico, malleabile, flessibile e contiene così tante possibilità espressive. Un paziente si meraviglia di scoprire quanto può espirare o può espandere la sua cassa toracica, della qualità delle emozioni che può esprimere se emette un suono e si lascia andare al flusso emotivo del sistema nervoso presente.
Importante a questo proposito il contributo di Henry Laborit (1979): nella sua teoria sul meccanismo di inibizione dell’azione asserisce che tutto ciò che non può essere espresso nell’essere umano può trasformarsi in un blocco pervasivo e cronico, con effetti negativi sulla padronanza di sé e sulla salute psicofisica.
Peter Levine scrive qualcosa in relazione a questo blocco quando descrive il ghepardo che raggiunge un impala. La preda cade a terra al momento del contatto in una morte apparente, ma ciò che si verifica nel corpo dell’impala è simile a quello che succede in un’auto quando si preme nello stesso momento l’accelleratore e il freno. L’antagonismo tra la corsa interna del sistema nervoso (motore) e l’immobilità esterna del corpo (freno) produce all’interno del corpo una forte agitazione simile ad una tempesta.
L’animale successivamente se si salva la vita, scarica tutta l’energia mobilitata e regola nuovamente il suo sistema nervoso; l’uomo invece omette spesso questo passaggio e il suo corpo rimane contenitore di un trauma. Quando non è possibile riportare alla luce un vissuto personale con il ricordo, con la memoria, o attraverso la visione del film della nostra vita, occorre trovare una nuova chiave, una via di accesso nuova che non si serve del pensiero o dell’immaginazione, ma dell’attenzione ai fenomeni corporei.
Alla fine del secolo scorso William James scriveva: “Ci sentiamo afflitti perché piangiamo, adirati perché picchiamo qualcuno, impauriti perché fremiamo e non al contrario piangiamo, picchiamo qualcuno o fremiamo perché siamo afflitti, adirati o impauriti a seconda dei casi”.
Quindi l’esperienza cosciente che chiamiamo emozione viene fatta dopo la ricezione delle informazioni circa le modificazioni delle nostre condizioni fisiologiche o attraverso l’azione.
Riproducendo l’attivazione del nostro sistema nervoso attraverso l’amplificazione di una sensazione con l’uso della respirazione e del movimento, è possibile aprire quella porta che accede all’emozione trattenuta nel corpo. Il movimento e la respirazione diventano la chiave corporea per riprodurre quelle informazioni fisiologiche tanto quanto una visualizzazione immaginativa o un pensiero lo è per la mente.
Tuttavia questa teoria è in grado di spiegare solo un aspetto del comportamento emozionale, non si spiega infatti come ci si può sentire coinvolti emotivamente anche dopo la scomparsa delle manifestazioni fisiologiche delle emozioni. Ma lascio per ora questo argomento al prossimo articolo con un invito per tutti noi: “se prestiamo più attenzione al nostro corpo, saremo più presenti al nostro inconscio”.