Centralità
Scritto dal dott. Marco Montanari Psicologo Psicoterapeuta Integrazione Posturale.
Se una ruota gira sufficientemente veloce i raggi non si distinguono più tutto si confonde in un unico colore. Il suo centro, al contrario, ancora ben percepibile e rimane un punto stabile.
Si narra che il grande fisiologo francese dell’ottocento Claude Bernard iniziò un suo discorso dicendo:“ Un uomo è una cosa costruita attorno ad un intestino”. In un’epoca orientata verso lo studio dei campi energetici l’affermazione oggi diventerebbe: “L’uomo è un’essere che si sviluppa intorno ad una linea centrale polarizzata”.
Ogni forma di vita si evolve attorno ad un centro. Non solo nelle forme di vita ma anche nelle disposizioni del territorio si vede il concetto di centralità. Geograficamente l’uomo ha costruito le sue abitazioni ed ha esteso il suo ambiente partendo da un centro. Ogni città ha un punto di ritrovo centrale, solitamente il più vitale ed antico. Le nazioni hanno un fulcro economico politico e culturale rappresentato dalla capitale, sede del governo. Roma capitale d’Italia era considerata in passato capitale del mondo (caput mundi) per l’estensione raggiunta dall’impero romano. Gli stessi romani dopo venti secoli hanno ancora la convinzione di essere nell’epicentro del mondo, ma questo può essere ricondotto più che ad un discorso di centralità ad una diatriba narcisistica. Alziamo ora il nostro punto di osservazione geografico come se potessimo salire più in alto: la Terra si sviluppa attorno ad un suo nucleo. Non fermiamoci, andiamo ancora più in alto. Il nostro sistema planetario è costituito da tanti corpi celesti che rivoluzionano intorno ad un’unica stella madre. Ora zummiamo fino alla più piccola particella subatomica, l’elettrone. Anch’esso rivela il suo campo elettrico partendo da un punto. E ora entriamo nel corpo umano nei movimenti cellulari, nelle interconnessioni tra organi, fluidi, membrane, sistemi e apparati. Il funzionamento di ogni parte è regolato, coordinato e sollecitato dal nostro organo centrale, il cuore. Considerato anche primum movens della vita spirituale ed affettiva. Una mancanza operativa di questa parte blocca tutto il resto. Un secondo centro che ha la nomea di essere altrettanto importante, non tanto come coordinatore fisiologico ma in quanto sede di una forza energetica e vitale oltre ad essere baricentro della massa fisica del corpo, si chiama Hara. È un punto situato secondo molte scuole zen, circa otto centimetri sotto l’ombelico. Per sfruttare questa fonte si praticano molte tecniche di meditazione. Ma è anche una zona molto delicata. La famosa forma di suicidio regolata da un preciso cerimoniale nella tradizione giapponese prevedeva che i samurai conficcassero la lama della loro spada proprio in quel punto. In quel modo avrebbero trovato morte certa per fronteggiare il profondo smacco del disonore.
Tutti questi esempi ricordano il valore del centro sia per quanto riguarda l’ambito biologico che l’assunto generale nell’uomo di sicurezza, stabilità, fermezza, ritrovo, familiarità, coscienza.
La centralità non è fatta solo di punti teorie esercizi conoscenze, ma si manifesta attraverso fenomeni ben più concreti: le azioni quotidiane. Si distingue una persona centrata osservando le sue azioni esterne. Un sutra narra un episodio significativo della vita del Buddha: un giorno l’illuminato dopo una meditazione camminata incontra alle porte di un monastero il re Pasenadi, amico del maestro e frequentatore degli insegnamenti. Mentre si scambiavano saluti passarono accanto a loro sette asceti. Non vestivano abiti, non si lavavano né si radevano la barba e capelli, non tagliavano le unghie e si sottoponevano a pratiche ascetiche molto dure. Il re dopo essersi inchinato con rispetto davanti agli asceti per tre volte, li guardò incuriosito mentre si allontanavano. Poi rivolto al Buddha gli chiese se ritenesse che quelle persone fossero sagge e centrate. Il Buddha sorrise e comprese che per un uomo di stato, abituato a frequentare persone che si occupano di governo e di politica, fosse difficile distinguere una persona centrata incontrandola solo una o due volte. Tuttavia rispose che per distinguere queste qualità bisogna vivere accanto agli esseri umani e valutarne attentamente i comportamenti. Le reazioni davanti ad eventi sfavorevoli, la fermezza delle parole e la coerenza nelle decisioni. La saggezza nell’affrontare le difficoltà e l’intensità della gioia in ogni momento quotidiano.
Proviamo ad avvicinarci allora ai criteri con i quali distinguiamo tali azioni che, essendo così raccolte, possiamo intenderle provenire da una parte più intima dell’essere rispetto a quell’agire che per definizione è più periferico e automatico. Un primo fondamento può essere individuato provando a pensare a qualche episodio della vostra vita in cui avete compiuto un gesto piacevole, che vi ha fatto sentire bene e in armonia con voi stessi. Ora cogliete la qualità sottesa in quella specifica occasione e fate una distinzione importante: riscontrate la differenza tra il compiacimento che proviene dall’espressione di un valore autentico rispetto quell’appagamento che assomiglia più alla risoluzione di un bisogno. Ad esempio il valore puro dell’amicizia quando è lealtà e altruismo è opposto al bisogno di gratificazione, di rivincita, la necessità di mettere fine ad un rancore, di risolvere una ripicca, o un risarcimento. Non possiamo negare che a volte siamo persuasi ad attivarci e proviamo piacere proprio nel soddisfare queste occorrenze. Nel primo caso lo stato di benessere rispecchia la naturale fluidità dell’azione. Ad esempio quando siamo in amicizia, gioiamo per il fatto stesso di essere in compagnia di una persona cara. L’atto naturale di essere aperti e scherzosi è appagante di per sè. La pienezza dell’espressione sincera della fratellanza e della familiarità, della coeranza con noi stessi (quando lo siamo), va addirittura oltre il bisogno di essere ricambiati. In quel momento siamo portatori di affetto simpatia stima, attributi essenzialmente umani, come umani siamo. Diversamente, se agiamo mossi da un dovere dall’assolvenza di un’obbligo persuasi da un opportunismo o sollecitati dall’urgenza di colmare una mancanza, l’appagamento assomiglia alla risoluzione di una tensione, all’appianamento di uno sforzo, all’assolvimento di uno sfogo. Come una valvola che sfiatando lascia fuoriuscire una pressione.
L’azione più autentica ha quindi con specifiche peculiarità. Innanzitutto è guidata da valori che più rappresentano profondamente la nostra persona come ad esempio amicizia, gioia, giustizia. Parliamo di un’aspirazione, di un’intuizione, energie spontanea che vibra di un’intrinseca nota. In secondo luogo produce un effetto che non è una mera risoluzione di una tensione o appagamento di un bisogno ma è l’espressione di un naturale stato dell’essere nella sua armonica interazione con la vita e con l’ambiente.
Se siamo centrati siamo completamente “in noi”, all’opposto del caos e della confusione portato da qualche evento interno o esterno che ci spinge “fuori di noi”. L’azione che viene dal centro è spontanea, intima, viene da una espressione naturale che non ha bisogni e non si fa influenzare da sollecitazioni esterne particolari. È coerente, consona, costruttiva, saggia. Una tale azione non può avere intenzioni nocive dirette. Molti maestri indiani hanno ribadito più volte questo concetto. Qualsiasi gesto brutale fino ad arrivare ad un assassinio o un atto suicida non possono essere iniziative consapevoli. L’uomo in quei momenti non è consapevole.
L’azione centrata viene da un desiderio intimo, e se i valori alla base di questo desiderio non sono profondamente nostri è probabile che il desiderio si arresti e perda di intensità come un albero che avvizzisce senza il nutrimento della terra e del clima appropriato alla sua specie. Una palma piantata nell’Himalaya perirà in qualche giorno, la stessa pianta a Maiorca troverà la giusta linfa per crescere forte e solida. Diversamente il Cedrus Deodara, albero che vive solo in una condizione climatica che supera i 1500 metri di altezza non potrà sopravvivere in un deserto o ai piedi di una collina. Trovare il giosto motore delle nostre azioni è un po’ come piantare nel luogo appropriato ogni pianta, se può vivere in città o in appartamento allora ci guardiamo bene dal collocarla al freddo. I valori giusti che sottendono le nostre azioni, motori delle scelte e delle direzioni, sono come il giusto clima diverso per ogni tipo di vegetale. Senza il rispetto dei cicli vitali e la pazienza nell’attesa dei primi boccioli e nell’osservanza delle stagioni, non siamo in linea realmente con quel fenomeno naturale. Allo stesso modo i valori in cui crediamo e che sentiamo provenire da nostre intenzioni più profonde sono come l’humus fertile e fruttifero di un perfetto ciclo vitale. Per questo motivo l’invito più sincero è quello di prenderci cura dei valori che sono alla base e muovono ogni intenzione, perchè vengano sinceramente dal nostro centro e non da condizionamenti culturali o imprinting familiari e socilali, che non sono in risonanza con la nostra particolare e intima nota.