Depressione: amore mancato

Scritto da Marco Montanari psicologo psicoterapeuta pubblicato sulla rivista medica Miafarmacia magazine.

La depressione è un disturbo molto diffuso tra la popolazione generale ed è presente soprattutto nelle regioni della terra più industrializzate, dove i ritmi di vita sono più frenetici. Di depressione ne soffre dal 10% al 15% della popolazione, con una diffusione maggiore tra le donne. Generalmente chi ne soffre mostra una marcata tristezza che persiste ogni giorno, accompagnata da un comportamento di chiusura, in cui non si riesce più a provare lo stesso piacere nelle attività quotidiane che si provava prima.

I pensieri sono sempre negativi, è presente un vero e proprio dolore di vivere, che porta a non avere più stimoli, passioni, sogni, slanci vitali. Generalmente chi ne soffre mostra una marcata tristezza che persiste ogni giorno, accompagnata da un comportamento di chiusura, in cui non si riesce più a provare lo stesso piacere nelle attività quotidiane che si provava prima. I pensieri sono sempre negativi, è presente un vero e proprio dolore di vivere, che porta a non avere più stimoli, passioni, sogni, slanci vitali.

A questa sintomatologia principale possono accompagnarsi deficit dell’attenzione e della concentrazione con difficoltà a prendere decisioni, insonnia, disturbi alimentari con una significativa perdita o aumento di peso, diminuzione o un aumento dell’appetito e un senso di vuoto nella zona del diaframma e della pancia. Possono essere presenti anche sintomi di agitazione o rallentamento delle attività fisiche e mentali, affaticabilità o mancanza di energia, e in alcuni casi, ricorrenti pensieri di morte che possono arrivare anche ad ideazioni suicide. La depressione è una patologia complessa e non ha una causa specifica, ma riconosce una serie di fattori predisponenti, che intervengono in misura differente da caso a caso e da persona a persona. Questi fattori possono essere caratterizzati da eventi di perdita, separazione ed insuccesso che intervengono nel corso di una vita, da malattie fisiche gravi o croniche, dall’uso di alcuni farmaci come antipertensivi cortisonici o contraccettivi, da continui pensieri caratterizzati da una visione negativa del mondo e del futuro. Per le donne, in particolare, nel corso della gravidanza e del puerperio, dal punto di vista fisico e biologico, le funzioni riproduttive che sono regolate da un delicato equilibrio ormonale, subiscono profondi mutamenti.

Oltre ad un cambiamento legato ad una nuova concezione del proprio ruolo e delle proprie capacità, una sindrome particolarmente frequente è quella denominata depressione post-partum, che dura in genere poche settimane e poi si risolve completamente. La depressione può innescarsi inoltre dopo alcune fasi importanti della vita: un lutto, un licenziamento, un cambiamento rilevante, ma anche in seguito ad eventi positivi come un matrimonio, un trasloco, una promozione o una vincita significativa. Nello stato depressivo esiste un rapporto particolare anche con il tempo: si prende tempo e si perde tempo, e persiste un senso di inadempienza verso le cose quotidiane. Capita spesso alla persona che soffre di sentirsi dire: “tirati su!, prima o poi passa!, vai avanti!”. Questa è un’inaccettabile “pacca sulla spalla” per chi si trova in questo stato, che viene vissuto come un ennesimo tentativo di forzare un movimento verso la vita che in quel momento non c’è, ed in questo, il depresso non si sente capito. Non è raro che il depresso viva anche forti sensi di colpa e vergogna nei confronti degli altri. Possono esserci profonde motivazioni per le quali un individuo si trova in questo doloroso stato d’animo; la depressione non è una manifestazione sintomatica che compare “per caso”. Nella depressione avviene che il percorso di vita sia come interrotto rispetto ad una linearità, e non è possibile continuarlo come prima. La depressione non ci indica solo un malessere, ma anche che qualcosa inevitabilmente va cambiato rispetto a prima; è come prendersi un momento di pausa, in cui ci si “assenta” da tutti gli impegni e da tutte le responsabilità che dall’esterno chiamano. E’ come se dentro di noi dicessimo: “basta!”. Richiamare la persona depressa immediatamente all’azione, al movimento ed alla reazione rispetto al disagio, non è efficace nella maggior parte dei casi, poichè siamo davanti ad un soggetto che non possiede l’energia necessaria per farlo, non perché non ce l’abbia, ma perché fino a quel momento ha agito troppo ed ora, volente o nolente, ha deciso di fermarsi. Faccio un esempio: capita a volte nelle stazioni o negli aeroporti di vedere persone che per avere portato a lungo una valigia pesante la lasciano cadere e, riposando un pò il muscolo del braccio poi la recuperano, continuando la loro marcia. In quel momento accade che il muscolo, pieno di acido lattico, cede nella sua funzione e necessita di un momento di pausa per riprenderla. Come quel muscolo stanco, il depresso ha bisogno di sostare nella marcia della vita, che spesso si ripete con giornate sempre uguali, con delusioni, incomprensioni e mancanza di relazioni autentiche. C’è bisogno di nuove motivazioni, nuovi incontri e spesso di nuovi valori. Cosa fare allora con il depresso? Innanzitutto comprenderlo, capire quanto è grande la sua capacità di amare, capire quanto si è spesso riempito di preoccupazioni e problemi che non sono i suoi, capire quanto è arrabbiato per questo e quanto non abbia il coraggio di tirarlo fuori, specialmente con le persone che ama. Comprendere quanto si sente inutile e poco valorizzato, quanto nella sua capacità di essere empatico è così poco ricambiato dal mondo esterno. Il muscolo teso si rilassa con il riposo, la materia diventa più malleabile con il calore, la depressione talvolta si cura con l’amore.

Ovviamente le depressioni non sono tutte uguali; sulla base del decorso, della sintomatologia e del rapporto con gli eventi esterni, ne vengono distinti vari tipi. Per esempio, esistono casi che nella loro gravità possono sfociare in manifestazioni accompagnate da deliri e allucinazioni, dove quindi si rende necessario un ricovero ospedaliero con assistenza psichiatrica. Occorre perciò discriminare quando siamo davanti ad una manifestazione che va “bloccata” con un intervento farmacologico, affidandoci ad una vasta gamma di farmaci della nuova generazione che hanno azioni mirate alla risoluzione dei sintomi, oppure quando la depressione va curata nella profondità esistenziale della persona, quando cioè è possibile trasformare quel male esistenziale con una relazione terapeutica e con il rapporto umano. È nella relazione che ci ammaliamo ed è nella relazione che possiamo risolvere la malattia. In un’ottica dove l’amore cura, ci allontaniamo da una visione meccanicistica e logico consequenziale della risoluzione del sintomo, per ascoltare empaticamente la persona nella sua totalità. Solo così possiamo avvicinarci al sentire e al vivere del depresso, che ha rifiutato per primo un modo di esistere troppo meccanico e ripetitivo, e si è fermato davanti a tutto, ed ora sta aspettando qualcuno che lo veda veramente e che lo ami. All’Istituto di Psicosintesi (Centro di Bologna, tel. 051 521656 , www.psicosintesi.it, bologna@psicosintesi.it) si organizzano corsi di gruppo su varie tematiche (ansia, attacchi di panico, psicosomatica, senso di colpa e vergogna, sessualità) e incontri psicologici individuali.