Inconscio ed energia
Scritto da Marco Montanari, psicologo psicoterapeuta integrazione posturale.
Considerando che l’ottanta per cento delle nostre azioni non sono decise da una volontà cosciente, ma condizionate da un influsso sub-cosciente, vogliamo qui considerare, in una breve parentesi conoscitiva, l’arduo e importante argomento dell’inconscio. Freud, dando grandissima attenzione all’inconscio, fu il pioniere della psicologia moderna. In realtà l’esplorazione dell’inconscio è da sempre esistita, dall’uso dei riti sciamanici e dalle esplorazioni transpersonali introdotte nei gruppi tribali. Il fine era sempre curativo ed esplorativo. Dobbiamo ricordare che Freud proveniva da una sana e repressa società Vittoriana d’inizio ‘900 che ingabbiava le donne con l’uso comune del busto e reprimeva gli istinti sessuali, dove le peggiori patologie erano paresi da conversione isterica, afasie, nevrosi di ogni genere. La Vienna dell’epoca era un collettivo che pullulava di cultura e positivismo, mescolato al romanticismo tedesco, nel quale vi era un forte ritorno alle forze della natura e al corpo.
In questo contrasto tra passione e repressione, tra la forte necessità di rompere i tabù e l’emergente esigenza di inquadrare scientificamente gli inspiegabili movimenti della psiche, Freud creò un setting adeguato, caratterizzato dal paziente che si racconta sdraiato sul lettino e l’analista, impegnato in un ascolto silenzioso. Questo fu il principale strumento dell’epoca per un’esplorazione del subcosciente. Tra analista e paziente non vi era alcuna relazione emotiva, alcun dialogo, nessuno scambio reciproco, ma semplicemente uno spazio che permetteva di allentare le briglie del cavallo impazzito degli istinti e delle fantasie, lasciando adito ai movimenti psichici più repressi.
Secondariamente alla rilevanza dell’inconscio, un altro grande merito di Freud fu quello di aver dato un appellativo alla forza che lo muove e che ne determina le sue manifestazioni, un’energia che nominò libido. La scoperta dell’inconscio rimarrà sempre una scoperta indiscussa per ogni psicologo e analista futuro ed è un fermo punto di partenza per conoscere l’uomo nella sua autenticità e realtà intima. Scrive Assagioli: “l’importanza della scoperta dell’inconscio è stata paragonata alla scoperta dell’America, di un nuovo continente.”
Non è compito facile definire in poche e semplici parole l’inconscio usando termini comuni e accessibili a tutti, essendo l’inconscio per sua natura talvolta inafferrabile e di difficile classificazione oggettiva. La sua inafferrabilità rende il rapporto con esso ancora più ostico e lontano, per questo motivo viene spesso riservata a pochi l’esplorazione dei suoi meccanismi e delle sue realtà. Mi rincresce verificare la comune difficoltà del rapporto tra ogni uomo e le sue dinamiche inconsce. Nella fattispecie un buon rapporto con tali forze permette infatti di migliorare la qualità delle nostre vite elevandole da una condizione in cui ci lasciamo vivere verso una piena vita, da un esistenza per condizione ad un esistenza per decisione.
Avviciniamoci al tentativo di sviscerare questa definizione. Possiamo paragonare l’inconscio alla musica o all’energia elettrica; comprendiamo cos’è la musica solo se viene provocata una vibrazione, un’insieme di vibrazioni formano una melodia ed essa ha un effetto dentro di noi; allo stesso modo l’energia elettrica la vediamo se causa una forte scossa, quando aziona un elettrodomestico o accende una lampadina. L’inconscio può essere paragonato ad una stagione; per spiegare cos’è una stagione passiamo attraverso l’osservazione diretta delle sue caratteristiche. L’inverno ad esempio lo riconosciamo per il clima freddo, gli alberi spogli, l’accorciarsi delle giornate, la primavera per la comparsa dei primi caldi, per lo schiudersi dei primi fiori, per il volo delle rondini.
Così la definizione di inconscio non può essere slegata dalla manifestazione dei fenomeni. In particolare esso è legato all’osservazione dei fenomeni non volontari, non coscienti, che sfuggono al controllo e alla consapevolezza personale. Pensiamo, per esempio, quando persiste nella mente un pensiero senza volerlo, magari un banale motivetto musicale che non riusciamo ad azzittire, e si oppone ostinatamente alla nostra volontà cosciente di scacciarlo. Oppure si presenta un’impellente necessità, un bisogno, un impulso. Quando siamo governati da queste forze a volte tutto il resto passa in secondo piano, in quel momento l’inconscio è più forte. Tutte le volte che compiamo atti o diciamo parole senza volerlo, o quando non riusciamo a svolgere un compito, a concentrarci, perchè continue distrazioni come sensazioni, stati d’animo, pensieri ricorrenti invadono il nostro campo percettivo. Anche quando sogniamo, attività oniriche negative, incubi, fantasie coronate da immagini fastidiose, stati d’animo, umori, in quel momento i fenomeni dell’inconscio si manifestano. Almeno una volta al giorno siamo assoggettati da questi movimenti interni. Non parliamo dell’inconscio soltanto attraverso attributi negativi, esso è amico ed alleato e ci viene incontro se pensiamo a tutte le ispirazioni, le intuizioni, le rivelazioni, i sentimenti altruistici o quando dopo aver imparato qualcosa possiamo ripeterla, senza impararla di nuovo, pensiamo all’abilità di guidare un’automobile o imparare un mestiere, una lingua, fino a tutte quelle esperienze che ci hanno arricchito.
Alleato o nemico che sia, per comprenderlo ed usufruire delle sue energie dobbiamo prendere in prestito le qualità della sua eterna antagonista: la coscienza. Il rapporto tra inconscio e coscienza è come quello tra bene e male, tra vita e morte, non si può parlare dell’uno se non c’è l’altro. Il termine energia legato all’inconscio è usato la prima volta da Jung nel 1928 quando nel saggio “energetica psichica” si discosta dall’approccio interpretativo di Freud e dalla visione meccanicistica degli elementi inconsci. Jung introduce una visione completamente energetica. Afferma che gli elementi inconsci non vanno visti come fenomeni consequenziali e causali, ma energetici. Avvicinarsi alla concezione energetica significa comprendere l’essenza profonda di ogni fenomeno inconscio, il profondo significato, partendo dall’esperienza diretta. Dal termine libido quindi, che significa dal latino desiderio, Jung passa ad una concezione di energia psichica simile a quella di energia vitale. Possiamo chiamarla anche la forza vitale intrinseca espressa in ogni fenomeno inconscio. Per questo motivo Jung insiste molto sulla necessità di conoscere simboli e archetipi per sperimentare, comprendere, connetterci e usufruire delle energie in essi racchiuse. Ritengo che aprire le parentesi concernenti questi termini porti ad inoltrarci in contenuti molto ampi che possono forse annoiare il lettore, pertanto mi soffermo sul tentativo di sottolineare l’importanza del confronto tra inconscio e vita quotidiana. In particolare parliamo della esplorazione delle parti subcoscienti nella relazione terapeutica.
Il lavoro psicoterapeutico è principalmente un percorso di contatto dei nostri vissuti. La psicoterapia nell’immaginario comune è vista come un difficile “scavare” dentro se stessi, trovare e risolvere fantasmi del passato che incombono pericolosamente sul presente. Il contatto con la ferita è il principale lavoro di un percorso psicoterapeutico. Perchè questo bisogno di ricontattare parti così dolorose e negative? Perchè questa diventa una prerogativa di cura? Le ferite e i traumi, come ogni altro fenomeno inconscio, rappresentano energie importanti che necessitano di essere ricontattate e sciolte. Sono momenti di vita molto forti capaci di aver interrotto le possibilità di evolverci e di gioire. I momenti di sofferenza possono portare ad un cambiamento significativo. Sono momenti che hanno interrotto un libero fluire delle nostre esistenze. Ritornare nella ferita significa tornare nuovamente davanti ad un limite che non è stato sciolto in passato, dove non c’è stata la possibilità di accogliere, contenere e risolvere un vissuto troppo grande che ci ha fermato. Ricontattare queste parti significa riappropriarci di un contenuto vitale inconscio. I sentimenti non espressi in passato contengono un alto voltaggio energetico di cui dobbiamo poter usufruire nel qui ed ora. Pertanto queste esplorazioni, pur dolorose che siano, ci rimettono in relazione con importanti e intensi tratti di noi stessi. Molte volte quando queste realtà interiori sono molto forti e troppo difficili da sostenere, l’aiuto di uno psicoterapeuta diventa un occhio attento, uno specchio, un contenitore, una guida.
Con lo sguardo rivolto al traguardo di una vita armoniosa, possiamo definire la felicità quella gioia di esserci in modo creativo, aperto, dato dalla possibilità di fluire senza attaccamento a questo o a quello, ma in una consapevolezza presente e partecipe. Il contatto continuo e dinamico con le energie dell’inconscio ripristina questo dinamico fluire e scioglie le briglie che lo hanno ostacolato in passato, ci permette di connetterci nuovamente con una profonda vitalità. L’armonica mutabilità esterna diventa specchio di un armonico fluire interno, che non è assenza di vincoli, ma capacità di scelta, direttività e intenzione di conoscenza.